In ogni sport ci sono atleti che avrebbero meritato più di quanto hanno ottenuto. E’ il caso di Giuseppe Frascolla, autentica macchina da canestri. Per capirci, stiamo parlando del secondo miglior cannoniere All Time di tutti i campionati FIP, preceduto dal solo Mario Boni. Bari, Corato, Lecce, Brindisi, Avellino, Rieti, Caserta, Maddaloni tra le tappe del suo viaggio nel professionismo.

Per gli amici di 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆𝑩𝒂𝒔𝒌𝒆𝒕 ecco allora la mia intervista a Giuseppe Frascolla. Buona Lettura!

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D.) Ha scoperto tardi il basket, ma poi si è ampiamente rifatto rimanendo sul parquet ben oltre i fatidici quarant’anni.

R.) “Da ragazzo praticavo il calcio, facevo il portiere. Il basket l’ho scoperto a 16 anni, quando mi divertivo nei tornei estivi organizzati nel mio paese d’origine, San Fernando di Puglia. Abitavo vicino al campo, mi venne spontaneo giocare insieme ai miei amici”.

D.) Dalla sua terra prenderà il via un percorso che l’ha portata in giro per lo stivale.

R.) “Ho militato tre anni nell’Olimpia San Ferdinando, disputando due tornei di Promozione ed uno in D. Dopo di che ho preso a girovagare. Ogni anno salivo di categoria.  A spingermi l’amore e la passione infiniti che provo verso la pallacanestro”.

D.) Una parte rilevante l’ha recitata proprio la sua Puglia.

R.) “A Lecce e Bari il calcio gode di un’ampia cassa di risonanza, ma ti assicuro che il basket è seguito con entusiasmo. Notoriamente Brindisi è una città dove la pallacanestro è religione. Qui vissi sei anni splendidi. Oltre alla promozione nell’allora B1, ricordo con enorme affetto il pubblico brindisino. A questa splendida città mi legano ricordi incancellabili, accompagnati da amicizie autentiche”.

D.) Le piazze importanti non sono certo finite qui.

R.) “Assolutamente. Ho giocato anche a Caserta, Avellino, Rieti. Club che al basket hanno dato tanto. Inutile sottolineare quanto mi sia trovato a mio agio in questi contesti, dove competenza e attaccamento alla propria squadra vanno a braccetto. In generale, mi sono comunque trovato benissimo ovunque abbia militato”.

D.) In Irpinia raggiunse la sospirata serie A.

R.) “A 44 anni coronai il sogno inseguito per una vita, puoi immaginare la mia felicità. Stentavo a crederci”.

D.) Diciamo la verità, certi palcoscenici li avrebbe meritati molto prima. Nutre rimpianti?

R.) “Poteva andare meglio, non nego di pensarci spesso. Sono cresciuto in un’epoca dove le società erano proprietarie del tuo cartellino. Ciò vuol dire che altri decidevano del tuo destino. Ci sono stati momenti in cui venni richiesto da Cantù e Pesaro. I dirigenti dei club dove mi trovavo intendevano cedermi a titolo definitivo, mentre le società interessate a me mi volevano in prestito”.

D.) I segreti di una carriera longeva?

R.) “Prima di tutto la fortuna di non subire infortuni gravi. Però, alla base di questa longevità ci dev’essere la volontà ferrea di allenarsi duramente, di impegnarsi a fondo. Ho sempre cercato di essere un uomo squadra, di essere un esempio per i più giovani”.

D.) Capitolo coach: a chi va il suo ringraziamento?

R.) “A tutti, perché ognuno ha inciso in questa avventura. Da quelli che mi hanno lanciato, ossia  Primaverili, Cusenza, Ciracì, Puttilli, ai coach incontrati in età matura; cioè Zorzi, Boniciolli, Ponticiello, Tucci”.

D.) “Quali le prestazioni da ricordare?

R.) “In una gara del campionato Promozione segnai 62 punti contro San Severo. Ancora non era previsto il tiro da tre. Ma vedi, i momenti belli non sono legati per forza ad una super prestazione in termini realizzativi. Porto nel cuore la sfida che aprì a Brindisi le porte della B1 contro Capri, una grande squadra allenata da Manfredo Fucile, nelle cui file c’erano giocatori del calibro di Sergio Donadoni e Tony Fuss. Inoltre, quando con Avellino salimmo in A2 nella partita decisiva con Bergamo misi a referto soli 7 punti, però contribuii’ ugualmente al successo”.

D.) E’ un assoluto protagonista anche nella nazionale over 45.

R.) “Il compianto Alberto Bucci si congratulò con me, dicendomi che mi aveva sempre ammirato. Queste parole mi diedero una enorme gioia. Un attestato di stima del quale vado fiero. Per quanto concerne l’over 45, abbiamo fatto incetta di mondiali ed europei. Sono risultato il miglior marcatore in un mondiale. Ma la gioia principale è l’aver condiviso esperienze accanto a campioni da me visti solo in televisione. Riva, Binelli, Fantozzi, Tonut, Carera, Ponzoni, Premier, Procaccini sono persone eccezionali, di una disponibilità unica”.

D.) Dal 1996 vive ad Avellino, dove ha fondato i Bulls, società attivissima nel versante giovanile.

R.) “Annoveriamo 145 iscritti. Le nostre attività spaziano dal minibasket all’Under 19. Diamo a tutti i ragazzi la possibilità di esprimersi, di giocare e migliorare. Anche dal punto di vista dei risultati ci togliamo le nostre soddisfazioni. Da anni siamo una realtà consolidata”.

D.) Stando a contatto con le nuove generazioni, quali considerazioni trae?

R.) “Che l’esperienza si accumula semplicemente concedendo fiducia a questi ragazzi. Dev’essere data loro la possibilità di misurarsi con gli altri, vanno lasciati liberi anche di sbagliare. A proposito di giovani, mi viene in mente un episodio”.

D.) Dica pure.

R.) “Mi è capitato di partecipare al torneo di Cisternino, che in ambito giovanile vanta una tradizione di assoluto prestigio. A questa manifestazione partecipava anche la Jugoplastika dei fenomenali Kukoc, Radja, Perasovic e tanti altri. Ebbene, negli occhi di questi ragazzi vedevi una determinazione ad arrivare in alto fuori dal comune, un’applicazione negli allenamenti impressionante”.

Autore

  • Gerardo De Biasio

    Autore anche del libro “Un Canestro di ricordi“, opinionista per PassioneBasket, curerà per noi una rubrica dedicata al basket amarcord, denominata “𝗨𝗻 𝗧𝘂𝗳𝗳𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗣𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼”.

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