La chiacchierata con lui ci riporta ad una pallacanestro ancorata a valori ormai scomparsi o in via di estinzione. Squadre fatte di amici, fedeltà alla parola data, forte senso di appartenenza. Cordella ha giocato per Brindisi, Forlì e Napoli raccogliendo ovunque consensi ed affetto.

Per gli amici di 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆𝑩𝒂𝒔𝒌𝒆𝒕 ecco allora la mia intervista a 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐂𝐨𝐫𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚. Buona Lettura!

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D.) Militanza nel basket professionistico partita nel 1972 e conclusa nel 1993. Bilancio?

R.) “Ho vissuto in epoche nettamente diverse tra loro. Nei primi anni settanta la pallacanestro viveva ancora una fase artigianale, poi c’ è stato il boom degli anni 80 e dei primi anni 90. Aspetti che vivevamo anche a Brindisi, quando una società che non disponeva di grandi capitali ma che ha sempre fatto della passione il punto di forza, si è man mano consolidata”.

D.) Che tipo di basket ha sperimentato?

R.) “Si poteva utilizzare un solo straniero, e se si infortunava non potevi neanche rimpiazzarlo. Di storie legate agli stranieri te ne posso raccontare diverse. A Brindisi ricordo David Vaughn, che giocava nell’allora ABA ed ebbe un grave incidente d’auto, si fratturò il femore finendo la stagione. Prima di lui ci fu Larry Williams, talentuoso ma con problemi alle ginocchia. Storie di un altro basket”.

D.) Brindisi è l’inizio del viaggio. Come si manifestò l’amore verso i canestri?

R.) “Secondo il costume dell’epoca giocavo a calcio per strada. A quei tempi c’era poco traffico, e si potevano tranquillamente inscenare infinite partite con gli amici. Devo tantissimo ad Elio Pentassuglia e Giuseppe Primaverili. Sono stati fondamentali nella mia formazione. Soprattutto hanno riposto in me quella fiducia che ho fatto di tutto per meritare”.

D.) Un’epoca segnata anche da campioni della panchina. Gli altri suoi mentori?

R.) “In ordine alfabetico: Arrigoni, Asteo, Cardaioli, Gamba, Rinaldi, Sales, Taurisano, Zorzi”.

D.) Dalla terra natia a Forlì. Quali ricordi l’accompagnano?

R.) “Furono sei stagioni meravigliose, arricchite da due promozioni in A1. A soli vent’anni ero già un giocatore esperto, disputai dei campionati molto soddisfacenti. Quella forlivese è una piazza competente e molto calda, una città a misura d’uomo. In questo periodo venni contattato dalla Virtus Bologna, che mi voleva per sostituire Caglieris. Poi presero uno dei migliori play d’Europa, ossia Roberto Brunamonti”.

D.) Napoli altra trappa importante, quattro anni molto intensi.

R.) “Nel mio primo anno facemmo molto bene per buona parte della stagione, poi perdemmo qualche partita di troppo. Riuscimmo comunque a raggiungere i playoff. Ci fu anche una retrocessione, ma risalimmo prontamente”.

D.) Le sue partite del cuore?

R.) “I 27 punti realizzati contro la Fortitudo a Bologna. Quel giorno noi di Forlì eravamo privi di Hackett e Rod Griffin. Il titolo di un quotidiano che esaltava la mia prestazione ce l’ho ancora impresso. Ma la partita che preferisco è quella che ci permise di salire in A1, sempre contro la Fortitudo sponsorizzata Yoga. Giocammo in un palasport di Napoli stracolmo. Ad un certo puntò fece il suo ingresso al Mario Argento Diego Maradona. Partita interrotta una ventina di minuti per l’entusiasmo del pubblico”.

D.) E la Nazionale?

R.) “Partiamo dal presupposto che c’erano in circolazione play più forti di me. Ritengo però di aver pagato il fatto di non giocare le coppe. Venni convocato nella nazionale che stava affrontando il dopo Meneghin, disputai qualche buona amichevole, rimasi tra i preconvocati dei mondiali in Spagna dell’86”.

D.) Rimpianti?

R.) “Non essere rimasto a Napoli qualche anno in più. Superati i trent’anni stavo già pensando al mio futuro. Mio padre era titolare di una grossa agenzia assicurativa a Brindisi. Volevo prendere il suo posto, però occorreva un biennio di praticantato. Ripensandoci a posteriori, potevo prospettare il problema al referente di Napoli di quest’agenzia, trovare una soluzione che mi permettesse di restare”.

Autore

  • Gerardo De Biasio

    Autore anche del libro “Un Canestro di ricordi“, opinionista per PassioneBasket, curerà per noi una rubrica dedicata al basket amarcord, denominata “𝗨𝗻 𝗧𝘂𝗳𝗳𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗣𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼”.

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