Figlio della Ginnastica Goriziana, polisportiva che dal 1868 si fa onore in svariati settori. Dalla ginnastica artistica alla ritmica. Dall’atletica leggera, alla scherma, all’hockey su pista. Basket incluso, naturalmente. Una solida carriera, avviata e chiusa nella sua Gorizia. Mestre, Verona, Fortitudo Bologna, Rimini le altre tappe.

Per gli amici di 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆𝑩𝒂𝒔𝒌𝒆𝒕 ecco allora la mia intervista ad Moreno Sfiligoi. Buona Lettura!

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D.) In che modo si avvicina alla pallacanestro?

R.) “Da ragazzo il mio sport prediletto era il calcio. Ad un certo punto, accadde che i miei piedi crebbero talmente da dover calzare il numero 47. Paolo, un mio carissimo amico, mi propose di provare con il basket. Ho fatto la trafila nel settore giovanile goriziano raggiungendo risultati lusinghieri. Con la Juniores disputammo la finale di categoria, venendo sconfitti di un solo punto da Cantù che schierava tra gli altri un futuro campionissimo : Antonello Riva”.

D.) Quali allenatori hanno inciso sulla sua formazione?

R.) “Di tecnici validi ne ho conosciuti tanti. Da ognuno di loro ho ricevuto insegnamenti che mi sono tornati utili. Negli anni giovanili devo ringraziare Renato Bensa, Aldo Rosa, Dudi Krainer, Titta Ponton, Antonio Quai: coach che nella mia città sono leggende. Ovviamente devo tantissimo a Mario De Sisti, artefice del mio debutto in prima squadra, a Gianni Asti e Piero Pasini”.

D.) Si può definire profeta in patria, visti i risultati conseguiti. 

R.) “Esordii’ in A2 nelle ultime giornate della stagione 81-82, contro Rimini. La promozione nella massima serie era già stata acquisita. L’anno dopo ci comportammo egregiamente. Facemmo soffrire i futuri campioni del Banco Roma nei quarti dei playoff. Nell’83-84 retrocedemmo. Rimasi fino all’86, poi andai a Mestre”.

D.) Ricordiamo qualcuno di quella Gorizia?

R.) “Il mio maestro Elvio Pierich, dal quale ho imparato moltissimi segreti del gioco. Lo straordinario Roscoe Pondexter, il micidiale tiratore Alberto Ardessi. Lauro Bon, altro cecchino. Uomini di grande valore, tra l’altro”.

D.) Nella stagione vissuta a Mestre sfioraste la A1. 

R.) “Anche Mestre rappresenta una piazza di notevoli tradizioni. In quel periodo, questo club poteva contare su una fucina di talenti impressionanti. Andammo vicinissimi alla A1, sia nella stagione regolare che ai playout. Ricordo Coldebella, Pilutti, Teso. Davvero una bella squadra. Regista di quella Mestre che sfornava talenti, un talent scout eccezionale: Pieraldo Celada”.

D.) Passò quindi A Verona, dove dominaste la B.

R.) “Allenatore, il leggendario Dado lombardi. Roster che per la categoria era un lusso: Lardo, Brumatti, Malagoli, Dalla Vecchia i nomi più famosi. Giusto per avere un’idea del valore di quella Verona”.

D.) Parentesi Fortitudo. Infelice per lei ed il club, retrocesso al termine della stagione 89-90. Cosa accadde?

R.) “Sulla carta eravamo una discreta squadra. Retrocedemmo attraverso i playout. Per quanto riguarda me, successe semplicemente che il coach Mauro Di Vincenzo non “mi vedeva proprio”. Già in pre-campionato, mi disse che avrebbe voluto un altro al posto mio. Mi allenai come un matto, cercando di fargli cambiare idea, ma non ci fu verso”.

D.) Scese di nuovo in B, a Rimini. Altro campionato vinto.

R.) “Mi contrattò Carasso, dirigente riminese. Ero francamente restio a scendere in serie B, ma mi convinse la persona alla quale voglio più bene nel mondo del basket: Alessandro Angeli, altro grande talento. Nelle nostre file giocava anche un ragazzino di nome Carlton Myers. Dopo una sola annata tornai a Gorizia. Rimini mi cedette per fare cassa. Nel 1996 l’ultimo campionato tra i professionisti. Nel 1994, Gorizia tornò in A2: la giusta chiusura del cerchio”.

D.) In che modo si descrive?

R.) “Il celebre Paolo Vittori, leggenda dei canestri, scherzando ma non troppo affermava che io sono l’unico della scuola goriziana a non avere un tiro efficacissimo. Osservazione che non mi offende, anzi la trovo appropriata. Avevo altre qualità. In campo non mi risparmiavo mai, lottavo su ogni pallone. Sul mio impegno compagni ed allenatori potevano contare ad occhi chiusi. Mi appagava vedere felice un compagno che faceva canestro dopo aver beneficiato di un mio assist”.

Autore

  • Gerardo De Biasio

    Autore anche del libro “Un Canestro di ricordi“, opinionista per PassioneBasket, curerà per noi una rubrica dedicata al basket amarcord, denominata “𝗨𝗻 𝗧𝘂𝗳𝗳𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗣𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼”.