Ci sono allenatori che non lavorano sotto la luce dei riflettori, poco conosciuti ma non per questo meno importanti. Uno di questi è coach Dante Calzoni, che ha fatto della passione e dell’amore verso questo sport una ragione di vita. Giovanili del Don Bosco Perugia e della Stella Azzurra, capo allenatore e primo assistente nella squadra delle Forze Armate dell’Aereonautica Militare a Vigna di Valle. Head coach a San Severo, Guidonia, Tivoli, Orvieto. Curriculum di tutto rispetto in diversi settori giovanili.

Per gli amici di 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆𝑩𝒂𝒔𝒌𝒆𝒕 ecco allora la mia intervista a Dante Calzoni. Buona Lettura!

————————-

D.) Era nello staff del Banco Roma campione d’Europa nel 1984, inoltre ha fatto parte del settore tecnico dei capitolini dal 1987 al 1989. Cosa hanno significato queste esperienze?

R.) “Avevo già lavorato con Valerio Bianchini in precedenza, alla Perugina Roma. Fui entusiasta di accettare quando mi propose di entrare nel suo staff. Ho avuto la possibilità di confrontarmi con grandi campioni e grandi allenatori”.

D.) Quali mansioni svolgeva?

R.) “Mi dedicavo allo scout degli avversari, che mi è stato utilissimo per comprendere le diverse fasi del gioco. All’epoca vigeva un esasperato tatticismo. Va ricordato che il limite per concludere l’azione era di 30 secondi, quindi c’erano svariate possibilità per gestire ogni situazione”.

D.) Inizia la carriera a San Severo, dove tornerà successivamente. Quali ricordi conserva di questa piazza?

R.) “Si tratta di una piazza molto calda, soprattutto nella seconda esperienza ho allacciato rapporti umani che mantengo tuttora. Mi rattrista che il dottor Simone Mascia, deus ex machina della società , non sia più tra noi, auspico che il ricordo della sua opera venga tramandato alle nuova generazioni”.

D.) Un allenatore al quale si è ispirato più di altri?

R.) “Più di uno. Sicuramente, avendoci lavorato a lungo, Valerio Bianchini. Ho appreso molto anche da Mario De Sisti e Dido Guerrieri, persone molto diverse tra loro. E’ stata una grossa fortuna lavorare, sempre ai tempi della Perugina, con Santi Puglisi”.

D.) Santi Puglisi, figura fondamentale nello sviluppo del basket italiano.

R.) “Come coach ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato. La sua preparazione e competenza sono indiscutibili. E’ stato la mente dei comitati di attività giovanile, che hanno permesso la formazione di innumerevoli allenatori. Quando ancora non si parlava di basket integrato lui metteva già  in pratica esercizi tecnici capaci di combinare esecuzione dei fondamentali e lavoro fisico. Ha preferito abbracciare, con grande successo, la carriera dirigenziale”.

D.) Spieghiamo ai lettori progetti e finalità dell’accademia di Oslo?

R.) “Questa nasce dall’idea di un belga di origini congolesi, trapiantato in Norvegia. Ha giocato nella seconda divisione della NCAA ed ha avuto esperienze in Svezia e Norvegia, dove vive. L’accademia è strutturata in “camp” di specializzazione ed un “travel team” che partecipa a tornei in Europa, permettendo ai giovani di evidenziare le proprie capacità. Diversi di loro hanno trovato squadra o si sono guadagnati borse di studio nelle principali High School americane”.

D.) Cosa è per lei la pallacanestro?

R.) “E’ vita. Non solo un fine, ma anche un mezzo per intrecciare relazioni e conoscere il mondo non solo su un parquet. Avendo allenato in Italia in diversi posti, ho avuto modo di maturare un’ampia visione sui diversi aspetti di questo magnifico gioco”.

D,) Lei è un maestro nel valorizzare i giovani. Esiste una ricetta per rilanciare la competitività del nostro movimento?

R.) “Grazie innanzitutto per l’apprezzamento. Vivendo in un Paese dove l’equazione è sport=calcio, dovremmo riprendere a fare un accurato e sistematico reclutamento sin dalle scuole. Seguire l’esempio della pallavolo, il cui campo ha dimensioni più ridotte rispetto a quello della pallacanestro. Inoltre, vi è quella rete che evita il contatto riducendo notevolmente il rischio di infortunarsi. Da questo punto di vista il basket è più complicato”

Autore

  • Gerardo De Biasio

    Autore anche del libro “Un Canestro di ricordi“, opinionista per PassioneBasket, curerà per noi una rubrica dedicata al basket amarcord, denominata “𝗨𝗻 𝗧𝘂𝗳𝗳𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗣𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼”.

    Visualizza tutti gli articoli