Nella lunga carriera da giocatore si è fatto valere ovunque abbia messo piede. La natia Battipaglia, Scafati, Trieste le tappe principali di un viaggio che lo ha visto fermarsi anche a Sant’Antimo, Sarno, Giugliano, Potenza, Salerno, Agropoli. Sempre con lo stesso entusiasmo e l’immutata voglia di dare il massimo. 

Per gli amici di 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆𝑩𝒂𝒔𝒌𝒆𝒕 ecco allora la mia intervista a Pino Corvo. Buona Lettura!

————————-

D.) Hai abbandonato l’attività agonistica per modo di dire, visto che sei un pilastro delle nazionali del Maxibasket.

R.) “Una esperienza bellissima, da tutti noi vissuta con fortissimo impegno e gran divertimento. Abbiamo fatto incetta di medaglie in tutte le manifestazioni. Contiamo quattro mondiali, altrettanti titoli europei ed una Word League. Prima guidati dall’indimenticato Alberto Bucci, poi allenati da Lino Lardo e Domenico Zampolini”.

D.) Tutto inizio’ appunto con una icona quale sara’ sempre Alberto Bucci. Come lo ricordi?

R.) “Lo conobbi al Mondiali che si disputarono a Natal in Brasile, nel 2011. Avevo già superato i 40 anni, ancora giocavo in B. Ebbi subito la consapevolezza di trovarmi davanti ad una persona dal notevole carisma. Ci fece prendere coscienza della nostre potenzialità, trasferendoci una incredibile energia”.

D.) Nel tuo bagaglio anche una proficua attivita’ di direttore sportivo della Virtus Arechi di Salerno, mentre porti avanti la crescita della tua “Pino Corvo Basket School”.

R.) “Cerco di far capire alle nuove generazioni quanto sia importante essere uniti. Il basket è un gioco di squadra: verità elementare, ma troppo spesso dimenticata. Nella nostra accademia privilegiamo le capacità di integrarsi in un gruppo, anche rispetto alle doti tecniche del singolo. Siamo attivi dal minibasket fino all’Under 15. Lo scopo è divertirci, se poi arrivano i risultati tanto meglio. Per quanto mi riguarda, voglio restituire al basket quello che mi ha dato. E’ stupendo vedere la passione che anima questi ragazzi”.

D.) Secondo un vecchio adagio senza soldi non si cantano messe. La lista dei club dalle nobili tradizioni che ogni anno chiudono i battenti è chilometrica.

R.) “Le difficoltà sono enormi, ed a farne le spese sono soprattutto i settori giovanili. L’abolizione del vincolo sportivo farà calare un’altra mannaia sulle piccole società. In estrema sintesi, gli atleti di età compresa tra i 13 e i 20 anni saranno liberi di cercarsi una nuova sistemazione. Altro che coltivare i vivai. Non parliamo poi delle tasse di iscrizioni altissime chiamate a pagare chi vince un campionato. Se non s’inverte il trend si va a sbattere”.

D.) Parliamo della tua avventura sul parquet.

R.) “Iniziata a 17 anni, decisamente tardi rispetto alla media. Partendo dal basso sono arrivato fino alla serie A1. Devo ringraziare solo la mia feroce voglia di allenarmi e di migliorare. Non ho rimpianti, se non quello di non essere nato qualche anno dopo, ma purtroppo non si può tornare indietro”.

D.) Hai raggiunto traguardi di rilievo. Quali le vittorie da ricordare in particolare?

R.) “Ogni gratificazione occupa un posto speciale nel mio cuore. Con la Battipagliese salimmo dalla B2 alla A2. Impresa bissata a Scafati. A Trieste, in occasione della promozione in B c’erano oltre settemila spettatori a sostenerci. Sempre con Scafati ho avuto la possibilità di assaggiare la massima serie”.

D.) Caratteristiche tecniche?

R.) “Il punto forte era l’avvicinamento a canestro, poi avevo un discreto tiro da fuori. Giocavo da ala, ma me la cavavo bene anche da guardia o nello spot di “4”. Sono stato un buon realizzatore, spesso superavo i 20 punti. Il picco lo realizzai in un Battipaglia – Sassari di A2, dove misi a referto 36 punti”.

D.) Chiudiamo con il tuo rapporto con gli allenatori.

R.) “Il primo a credere in me fu Carmine Esposito, allenatore battipagliese che mi spinse a provare con la pallacanestro. Massimo Mangano, scomparso troppo presto, ha lasciato una indimenticabile impronta umana e professionale non soltanto su di me. Tony Trullo, Marcello Perazzetti e Furio Steffè  mi hanno impartito insegnamenti davvero importanti”.

Autore

  • Gerardo De Biasio

    Autore anche del libro “Un Canestro di ricordi“, opinionista per PassioneBasket, curerà per noi una rubrica dedicata al basket amarcord, denominata “𝗨𝗻 𝗧𝘂𝗳𝗳𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗣𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼”.

    Visualizza tutti gli articoli