Inizia a farsi strada nella sua Nocera a 12 anni, nel 1998 a 16 anni si trasferisce a Salerno. Reggio Emilia, Brindisi, Biella, Eurobasket Roma, Latina, Cento, Cremona, Ferrara, Piacenza, Veroli, Mantova ed infine Montecatini i passaggi di una carriera intensa. Insomma, siamo di fronte ad un globetrotter dei canestri.

Per gli amici di 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆𝑩𝒂𝒔𝒌𝒆𝒕 ecco allora la mia intervista a Luca Infante. Buona Lettura!

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D.) Che tipo si giocatore sei stato?

R.) “Ho fatto della determinazione e della grinta le armi principali. Non essendo dotato di talento innato mi sono sempre allenato parecchio, cercando con umiltà di migliorarmi. Giocavo ala-pivot, col passare degli anni sono riuscito a costruirmi un discreto tiro da fuori”.

D.) Una crescita favorita anche dall’aver incontrato allenatori competenti.

R.) “Confermo, sono stato allenato da professionisti di notevole caratura. A partire da Carlo Recalcati, leggenda di questo sport. Grazie a lui conobbi la nazionale maggiore. Andreazza, Bechi, Capobianco, Corbani, Correa, Finelli, Frates, Marcelletti, Menetti, Perdichizzi, Poderico,  Trinchieri: non posso certo lamentarmi”.

D.) Ed i compagni più forti?

R.) “Alvin Young era eccezionale, così come Terrell McIntyre. Ma certo non dimentico Peppe Poeta, Simone Fontecchio, Leo Candi, Nicolò Melli, Angelo Gigli, Giorgio Boscagin, Joey Beard, Ben Ortner: Persone splendide, oltre che atleti dal grande valore”.

D.) Hai giocato in piazze calde. Un caso o una scelta?

R.) “Una mia scelta. I tifosi appassionati, compresi quelli avversari, mi stimolavano ad impegnarmi ulteriormente. Gli ambienti caldi mi galvanizzavano”.

D.) Quali i traguardi più significativi?

R.) “A proposito di contesti dove la passione è trainante, ricordo con emozione la serie A1 raggiunta a Brindisi nella stagione 2009-2010. Il coach era Giovanni Perdichizzi. Nella partita che sancì la promozione dovevamo affrontare Latina. Il palazzetto era strapieno ore prima che l’incontro iniziasse. Ricordo con piacere la coppa Italia di Lega Due vinta a Biella, e la partecipazione all’Eurochallenge con lo stesso club piemontese”.

D.) Un rapporto particolare ti lega a Reggio Emilia.

R.) “Reggio è il posto dove ho scelto di vivere. Ancora oggi quando entro al PalaBigi vengo accolto con entusiasmo. A questa città debbo tantissimo sotto ogni punto di vista. Qui firmai il primo contratto importante, mi feci conoscere ad un certo livello”.

D.) Un rimpianto ce l’hai?

R.) “Non essere tornato in nazionale dopo un brutto infortunio al ginocchio. Dai 14 anni in su ho vestito la maglia azzurra in ogni categoria. Partecipai alle qualificazioni per Euro 2009”.

D.) Un lungo viaggio iniziato quando?

R.) “A 12 anni, quando segnai i primi canestri con la canotta della Folgore Nocera. Fino ad allora mi dilettavo con il pallone di cuoio. Difendevo i pali della scuola calcio Agrese. Un viaggio che non si è certo fermato, anzi prosegue anche dietro una scrivania. Un viaggio caratterizzato da immutata passione”.

Autore

  • Gerardo De Biasio

    Autore anche del libro “Un Canestro di ricordi“, opinionista per PassioneBasket, curerà per noi una rubrica dedicata al basket amarcord, denominata “𝗨𝗻 𝗧𝘂𝗳𝗳𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗣𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼”.

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