L’amore tra Brindisi e la pallacanestro resiste al tempo, estendendosi aldilà dei risultati maturati sul campo. Pino Cavaliere è stato un protagonista di assoluto rilievo nella storia della Stella del Sud. Di lui mi colpisce la disarmante semplicità nel raccontarsi. Impiegato nel ruolo di ala grande, si spostò sotto canestro nella seconda parte di una carriera che lo ha visto indossare anche le canotte di Marsala e Patti.

Per gli amici di 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆𝑩𝒂𝒔𝒌𝒆𝒕 ecco allora la mia intervista a Giuseppe Cavaliere. Buona Lettura!

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D.) Ha scoperto tardi la pallacanestro.

R.) “A 16 anni, quando la mia altezza superava i fatidici due metri. Io sono nato in Venezuela, dove mio padre si trasferì per lavoro. Tornato in Italia, mi sono innamorato senza alcuna remora di questo sport. Ho iniziato a Monopoli, mettendomi in luce nei campionati giovanili. A 16 anni coach Piero Pasini mi volle a Brindisi”.

D.) Da allora la vita cambiò. Cosa accadde?

R.)Successe che entrai a far parte di un club glorioso, che ebbi l’onore di rappresentare una città dove la pallacanestro è eletta ad autentica fede. Il palazzetto è sempre stato stipato di gente, a prescindere dalla categoria”.

D.) Sulla sua strada personaggi che hanno contribuito a scrivere pagine di storia non secondarie, partendo da chi sedeva in panchina.

R.) “L’approccio di Piero Pasini era basato su una disciplina ferrea. Rudy D’Amico lo ricordo come un tipo sui generis. Per esempio, con lui non impostammo la preparazione correndo nei boschi per ossigenarci, come si usava all’epoca. Rudy dava per scontato che atleticamente fossimo già preparati, pertanto ci impartiva direttamente lezioni di tattica”.

D.) Quando si parla di coach di Brindisi, un discorso a parte merita quell’omone capace di lasciare ricordi indelebili.

R.) “Riassumere la personalità e la bravura di Elio Pentassuglia in poche frasi mi risulta davvero arduo. Per noi ragazzi era un mito. Quando ci riunivamo davanti al “bar delle rose”, il posto dove spesso trascorrevamo le nostre serate, fermava la macchina e ci accompagnava nella foresteria della sede. Bonariamente, in dialetto brindisino diceva “forza, andate a dormire che si è fatto tardi”. Anche nel confrontarsi con gli arbitri faceva sfoggio di ironia, sapeva sdrammatizzare”.

D.) La galleria degli uomini da ricordare non finisce certo qui.

R.) “Il presidente Mario Scotto è stato l’artefice principale di quella squadra che dalla B1 approdò in serie A. Figure competenti e sagge come lui fanno soltanto del bene allo sport in  generale. Anche per quanto riguarda i compagni di avventura ho conosciuto ragazzi straordinari, giocatori fortissimi. Carmine Spinosa, Francesco Fischetto, Giovanni Campanaro, Otis Howard, Cliff Pondexter, Dan Caldwell, Tony Zeno, Stefano Maguolo”.

D.) Riguardo a Caldwell ha un aneddoto interessante da narrare.

R.) “Dopo un massacrante volo transoceanico da Seattle, scese in campo nel pomeriggio stesso. Esordì segnando oltre 40 punti. Lo guardavamo sbalorditi. Lui continuava a dire di sentirsi benissimo”.

D.) Non abbiamo certo dimenticato Claudio Malagoli. Quali ricordi conserva di lui?

R.) “La sua straordinaria classe non la scopro certo io. Claudio per me è stato un fratello, mi aiutato tantissimo. Sempre scherzoso, non l’ho mai visto arrabbiato. In allenamento io ero il suo sparring partner. Lui mi diceva di provocarlo verbalmente, di giocare senza sconti. Classico uomo che faceva spogliatoio, teneva unito il gruppo. La sua prematura scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile”.

D.) La partita più bella?

R.) “Il canestro decisivo contro il Billy Milano, con Premier che tentò vanamente di stopparmi”.

D.) Rimpianti?

R.) “Quando retrocedemmo con la Rivestoni Brindisi, Valerio Bianchini mi voleva al Banco. Accettai invece la ricca offerta della Buen Cafè, altra società brindisina. A posteriori il rammarico di non aver fatto parte di quella Roma dominante è enorme”.

D.) Chiudiamo con la nazionale.

R.) “Ho vinto i campionati mondiali militari. Con la nazionale maggiore il rapporto non fu felicissimo. Alla vigilia di un europeo sostenni l’intera preparazione al centro CONI dell’Acqua Acetosa. Venni tagliato all’ultimo momento”.

Autore

  • Gerardo De Biasio

    Autore anche del libro “Un Canestro di ricordi“, opinionista per PassioneBasket, curerà per noi una rubrica dedicata al basket amarcord, denominata “𝗨𝗻 𝗧𝘂𝗳𝗳𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗣𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼”.

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